IL PISTACCHIO DI BRONTE
Bronte, Eden di pistacchio, con un frutto dal gusto e dall'aroma universalmente riconosciuti come unici e particolari ed un colore - il verde smeraldo - unico e particolare. L'«oro verde», così è denominato il "pistacchio verde di Bronte", rappresenta la principale risorsa economica del vasto territorio della cittadina etnea. Concorreranno la terra e le sciare dell'Etna, la temperatura o il portainnesto(P. terebinthus L.), le tradizioni di coltura tramandate da padre in figlio, fatto è che la pistacchicoltura brontese, a differenza dei prodotti di provenienza americana o asiatica, in massima parte con semi di colore giallo, produce frutti di alto pregio, molto apprezzati e richiesti nei mercati europei e giapponesi per le dimensioni e l'intensa colorazione verde. Il pistacchio verde di Bronte è dolce, delicato, aromatico. Soprattutto è unico.
Fra le varie qualità coltivate nel Mediterraneo e nelle Americhe possiede colori e qualità organolettiche che ne fanno un unicum in tutto il mondo con un suo sapore soave che i frutti prodotti altrove non hanno. Viene apprezzato nei mercati italiani ed esteri per l'originalità del gusto e l'adattabilità in cucina e in pasticceria.
E' usato nell'industria dolciaria soprattutto per
preparare torte, paste, torroni, mousse, confetti, gelati, e granite, ma è
squisito anche nei primi e secondi piatti o arancini; è utilizzato anche nella
preparazione degli insaccati (ottimo nelle mortadelle e nelle soppressate)
e nel settore cosmetico. A
Bronte se ne raccolgono circa 30 mila
quintali (20.000 la produzione siciliana nel
1985, di cui 18.000 a Bronte, 31.070 quella del 2007 e 27.760 quella del 2009).
Una ricchezza di oltre 20 milioni di euro che rappresenta poco più
dell'1% della produzione mondiale di pistacchi. L'ottanta per cento del
prodotto brontese è esportato all'estero, soprattutto in Europa (nell'ordine
Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Giappone), il restante 20% trova
impiego nell'industria nazionale (il 55% industria delle carni insaccate, il
30% nell'industria dolciaria ed il 15% nell'industria gelatiera, con un
rapporto gelateria industriale/artigianale che potrebbe essere del 60/40%). Le
condizioni agronomiche sfavorevoli del territorio(terreno lavico, con
limitatissimo strato arabile, frammisto a siti addirittura rocciosi, di scarso
valore agronomico, con pendenze scoscese ed accidentate e non facilmente
accessibili) hanno dato vita in passato agli impianti naturali (per i brontesi,
i "lochi") dove la densità di piante per ha è variabile in base
all'infittimento e dalla eliminazione di altre colture consociate, mentre in un
moderno pistacchieto la densità di piante per ha è di 200-500.Le forme di
allevamento comunemente più utilizzate negli impianti naturali sono a "ceppaia"
o a "vaso". Prevalentemente nei pistacchieti brontesi è la
cultivar "Napoletana" (chiamata anche
Bianca, o Nostrale) a fare la parte del leone, con una percentuale di
circa il 5-8% di altre varietà (es. "Natarola", "Agostara" o "Larnaka"),
innestate su piante di terebinto spontanee.
Oltre alla notevole produttività, alla grossezza delle drupe ed all'elevata
resa, la Napoletana dà un frutto con un mallo bianco-rosato, una
tignosella di color biancoperla con un un gheriglio verde biancastro con
cotiledoni verde smeraldo.